Insegnare come dono.
Soggettivizzazione come coscienza di sé e del proprio Io.
La centralità del mondo e dello studente.
I tre elementi chiave che interagiscono nell’opera World-Centered Education. A view for the Present.
Tab Edizioni 2023
Ecco il trittico esaminato dal filosofo dell’educazione olandese Gert Biesta nel testo «World-Centered Education. A view for the Present», pubblicato da Routledge nel 2022, ed edito in Italia nel settembre 2023 da Tab Edizioni col titolo «Il mondo al centro dell’educazione».
Figura estremamente interessante all’interno del panorama degli studi sull’educazione, Biesta propone un’analisi attuale che interroga la scuola e gli educatori approfondendo tematiche già trattati nei suoi testi precedenti, tra tutti si ricorda “The Beautiful Risk of Education” del 2014 e “Riscoprire l’insegnamento”, testo del 2017 edito in Italia nel 2022.
Questione centrale è quale società per la scuola e non il contrario.
Indagare questo tema è fondamentale perché la tendenza che rileva Biesta è come negli ultimi anni la scuola sia divenuta quasi una “fabbrica degli apprendimenti”, mettendo al centro quel processo di Learnification etichettabile come il “riempire una testa rendendola ben piena al fine di produrre un esito atteso”. La metafora della fabbrica avvicina l’educazione ad una dinamica economica: l’insegnante offre i contenuti, lo studente ne usufruisce, la scuola misura gli apprendimenti, ne fuoriesce il “prodotto” richiesto dalla società.
La critica di Biesta a questa dinamica verte intorno al soggetto dell’educazione e formazione: lo studente, bambino o giovane adulto che deve essere protagonista e non solo fruitore del processo di apprendimento.
Ed è qui che viene proposto il primo elemento fondamentale per una “Good Education”: la soggettivizzazione. Assieme a qualificazione – azione che educatori e società compiono per dare agli studenti strumenti, conoscenze, competenze per agire nel mondo – e socializzazione – insieme delle scelte valoriali compiute da una società nel momento in cui viene stilato un curricolo educativo – la soggettivizzazione è ciò che rende una educazione vera, “rischiosa”, permettendole di uscire dall’appiattimento sulla logica degli apprendimenti.
Cosa significa soggettificazione?
Ma come si può definire soggettivazione? Come il rendere un soggetto consapevole della propria libertà e della possibilità di porsi nel mondo come attore e non solo spettatore.
Qui è evidente il riferimento ad un contesto di competenze e di long-life learning: come “misurare” la libertà a livello cognitivo? chiaramente non è né facile né totalmente possibile, ma Biesta evidenzia la necessità di lavorare su questa dimensione al fine di alimentare la democraticità e arginare l’ascesa dell’individualizzazione. In una dinamica che richiama tesi deweyane.
Attraverso quelli che Biesta definisce i paradossi di Adolf Eichmann – obbediente e in quanto tale deresponsabilizzato da se stesso – e Rosa Parks – disobbediente e agente liberamente per promuovere valori in cui crede – la domanda che emerge è: a cosa servono scuola ed educazione? Si vuole formare individui obbedienti e riproduttori di quanto appreso oppure soggetti che guardano e agiscono per il cambiamento?
Ovviamente Biesta propende per la seconda risposta. Ed è per questo che occorre lavorare sulla libertà, esercitarla, permettere questo processo di soggettivizzazione (che non è identità, personalità, soggettività, esercizio di responsabilità) ovvero di esercizio di libertà.
Il contesto – mondo/società – ha bisogno quindi di una scuola che sia non strumento della società, ma spazio libero “luogo a metà strada tra casa e piazza, tra vita privata e vita sociale, tra famiglia e vita pubblica, la scuola è una sorta di casa a metà, un luogo uno spazio per esercitarsi e provare, istituzione che interponiamo tra dominio privato della casa e il mondo per rendere possibile il passaggio dalla casa al mondo”.
Nella scuola deve potersi svolgere quell’allenamento esistenziale che apre lo studente al mondo. Tramite il tempo della riflessione, il tempo lento della cura dello studente e della sua soggettivizzazione.
In tal modo Biesta contrappone la scuola alla “società dell’impulso”, del consumismo non pensato ma impulsivo, del desiderio non davvero desiderato, ma ambito.
La scuola dovrebbe condurre verso una consapevolezza critica del proprio desiderare favorendo la lenta crescita dei soggetti in formazione.
Che ruolo ha il docente?
Il docente,in questa prospettiva, è colui che dona allo studente. Ma cosa dona?
Dona i contenuti, ma non li impone, li lascia agli studenti che soggettivamente li riesaminano e se ne appropriano.
Dona lo sguardo sul mondo, indica allo studente ciò che è esterno a lui mostrandogliene l’importanza.
Dona lo stupore verso il mondo, prepara lo studente ad attendersi l’inatteso.
Dona infine la soggettivizzazione, apre alla questione dell’Io, alla coscienza dell’Io, ad un Io che diventerà in grado di esercitare la propria libertà.
Il mondo al centro dell’educazione quindi ci propone una riflessione sull’insegnare, l’apprendere, l’educare nella società del codice, dell’impulso dove occorre ripensare alla centralità della scuola, intesa da Biesta come baluardo della libertà e della democrazia.
Gert Biesta, Il mondo al centro dell’educazione Una visione per il presente
Introduzione e traduzione a cura di: Alessandra Anichini, Laura Parigi
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