In questo articolo vengono narrate alcune esperienze didattiche maturate nell’ultimo periodo, frutto di alcune riflessioni collegate al concetto di scuola democratica, ancora meglio di didattica democratica, e delle potenzialità connesse all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Sullo sfondo di queste esperienze alcune letture che hanno influenzato tali riflessioni, che prendono in esami testi classici come quelli di Dewey e alcuni autori più recenti che si stanno confrontando proprio con gli strumenti messi a disposizione dall’intelligenza artificiale. Inoltre, in generale alcuni stimoli forniti da letture di autori che riflettono periodicamente e criticamente sul mondo nuovo che la rivoluzione digitale sta allestendo in termini di sviluppo del pensiero, di competenze digitali e di etica1.
Urge chiarire da subito che la portata di tale invenzione (l’AI) è tale da poter affermare che oggi anche per gli insegnanti il confronto con essa è ineludibile e necessario2. La postura più corretta mi sembra possa essere quella di attivare una temporanea sospensione del giudizio, proprio come significava l’epochè husserliana, e di procedere per esperimenti, chiaramente supportati da solide basi teoriche. Così come per ogni ambito professionale esiste ormai una letteratura dedicata alla connessione tra istruzione e AI, tra scuola e intelligenza artificiale, tra didattica e potenzialità dell’AI.
Ecco che allora iniziare a prevedere percorsi pratici didattici che prevedano l’utilizzo dell’AI può essere un esempio virtuoso per azzardare sperimentazioni efficaci, chiaramente con un margine di rischio connesso alla conoscenza degli strumenti digitali e ad una percentuale di improvvisazione necessaria per condurre tali interventi,
L’improvvisazione è però consapevole nel momento in cui si intenda comunque guidare il processo didattico,ad esempio nella strutturazione di lezioni che comunque di base vengono allestite prima di essere agite con la classe. Il margine di improvvisazione deriva dalla tipologia di interazione con l’AI che si vuole mantenere.
Come si traduce quindi il nesso tra pratiche di democrazia diretta e AI nella didattica?
La tesi che qui propongo verte sulla possibilità di allestire unità didattiche che prevedano lezioni co-costruite in diretta con gli studenti stessi, pur conservando il timone dell’intenzionalità didattica e all’interno di programmazioni contenenti obiettivi ben precisi. Introduco il concetto di Didattica Democratica, un termine che mi sembra possa evidenziare la necessità di protagonismo degli studenti nei processi di apprendimento.
Il disegno è quello di consentire agli studenti di direzionare i propri interessi rispetto ad un argomento dato, rendendoli protagonisti della co-costruzione del proprio sapere.
Tale proposta attinge ad alcune suggestioni che vanno dalle istanze di democratizzazione della scuola di stampo deweyano, passano per per le teorie di Kolb sull’apprendimento esperienziale e infine approdano alle teorie avanguardistiche di un filosofo dell’educazione contemporaneo, Luciano Floridi3.
Partiamo dai capisaldi, da Dewey, allora. L’educazione, secondo Dewey, ha due aspetti fondamentali: uno sociologico e uno psicologico.
Da una parte essa conduce l’individuo a far parte della società, dall’altra si occupa del pieno sviluppo delle sue facoltà e possibilità. L’unico modo efficace per preparare i ragazzi alla vita futura è quello di sviluppare tutte le sue capacità, in modo che sappia da solo adattarsi ai cambiamenti. Qui emerge chiaramente l’idea dell’educazione come “processo di vita e di preparazione alla vita futura”. La scuola tradizionale però trasferisce soltanto una serie di nozioni che spesso non hanno alcun contatto con la vita concreta e inerente al futuro degli allievi. Ma, avverte Dewey, se non c’è un contatto con la vita reale non c’è vera educazione.
Il che significa che la scuola deve avere a che fare con la vita reale dell’allievo, con il suo ambiente e con le sue esperienze. Una scuola così intesa è una comunità vitale, nella quale gli alunni imparano a lavorare insieme agli altri.
In Democrazia e educazione Dewey riprende ed approfondisce il tema della scuola come luogo in cui l’ambiente sociale viene semplificato ed adattato alle esigenze dei soggetti in formazione. La scuola deve occuparsi della crescita e dello sviluppo degli allievi. Secondo Dewey, una scuola può dirsi democratica soltanto se educa al pensiero, vale a dire ad un atteggiamento critico e riflessivo. Di fondamentale importanza qui il concetto di esperienza e di scuola intesa come bene comune4.
Fare un’esperienza vuol dire agire, fare, tentare qualcosa, conoscere le conseguenze delle proprie azioni, negative o positive. Nella scuola questi due aspetti, attivo e passivo, fisico e mentale dell’esperienza, sono spesso separati. Dewey enfatizza proprio questa autenticità dell’esperienza: perché vi sia esperienza autentica, e quindi pensiero, occorre invece che si presenti una situazione problematica, incerta, in fase di sviluppo Se si vuole sviluppare il pensiero negli studenti, bisogna partire dalla presentazione di situazioni problematiche, reali e concrete, e vissute come tali dallo studente. Solo così può generarsi conoscenza.
In questo ipotetico filone democratico della pedagogia scolastica possiamo attingere anche al recente contributo di Piergiorgio Reggio che nel suo libro “Il quarto sapere” riprende proprio il concetto di “fare l’esperienza” utilizzato da Dewey. Per Reggio fare l’esperienza avviene quando trasformiamo i fatti quotidiani in apprendimenti. Prende così corpo un sapere diverso da quelli tradizionalmente presenti nel lessico dei formatori (sapere, saper fare, saper essere)5. È il quarto sapere, il sapere profondo che viene dall’esperienza realmente vissuta . Reggio riprende le suggestioni di Kolb, l’educatore statunitense che già negli anni aveva proposto la categoria pedagogica di “apprendimento esperienziale”, termine con il quale sviluppava il concetto di apprendimento significativo, che può avvenire se e solo se il discente si sente protagonista nel processo di apprendimento6.
Dopo queste riflessioni teoriche riguardanti la tensione democratica che dovrebbe animare i docenti e i supporti derivanti da un utilizzo intelligente dell’AI, pubblico di seguito una chatbot collettiva realizzata con una classe quinta di un liceo scientifico.
Il mio obiettivo era quello di introdurre i discenti al tema del fascismo e della dittatura, per ora da un punto di vista generale ma soprattutto sondando l’immaginario collettivo della classe rispetto al fascismo e ai regimi totalitari. Ometto di proposito le speakers notes generate dall’AI e le immagini fornite per ragioni di spazio. Durante la lezione e la chatbot chiedo agli alunni di formulare prompt appositi partendo da curiosità personali.
Chatbot sul fascismo:
Buongiorno, potresti fornirmi alcune slide generiche sul fascismo?
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Il fascismo: un regime totalitario (Immagine del Duce)
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Le origini del fascismo
- Le origini del fascismo possono essere fatte risalire al primo dopoguerra in Italia, quando il paese era alle prese con una grave crisi economica e sociale.
- Molti italiani erano insoddisfatti del governo liberale, che sembrava incapace di affrontare i problemi del paese.
- In questo clima di malcontento, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento nel 1919.
- I fascisti promettevano di riportare l’ordine e la prosperità in Italia, e di creare un nuovo impero romano.
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L’ascesa al potere di Mussolini
- Nel 1922, i fascisti marciarono su Roma e Mussolini divenne primo ministro.
- Mussolini consolidò rapidamente il suo potere, sopprimendo l’opposizione politica e stabilendo una dittatura.
- Il fascismo si basava su un culto della personalità di Mussolini, che era visto come il salvatore dell’Italia.
- Il regime fascista utilizzava la propaganda e la violenza per controllare la popolazione.
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L’ideologia fascista
- L’ideologia fascista era basata su un nazionalismo estremo, sul militarismo e sull’anticomunismo.
- I fascisti credevano che l’individuo fosse subordinato allo stato e che il potere dovesse essere concentrato nelle mani di un leader forte.
- Il fascismo era anche caratterizzato da un forte razzismo e antisemitismo.
- I fascisti credevano nella superiorità della razza italiana e nella necessità di creare un impero coloniale.
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Il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale
- Mussolini era un forte sostenitore di Adolf Hitler e nel 1939 l’Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania.
- La guerra fu un disastro per l’Italia e nel 1943 Mussolini fu deposto e arrestato.
- L’Italia si arrese agli Alleati nel 1945 e Mussolini fu giustiziato dai partigiani.
Alunno 1: grazie, ora potresti fornirci alcuni esempi di dipinti famosi sul fascismo?
Dipinti famosi sul fascismo
Ecco alcuni esempi di dipinti famosi sul fascismo:
- “Marcia su Roma” di Giacomo Balla (1928)
Questo dipinto raffigura la marcia su Roma del 1922, che segnò l’ascesa al potere di Benito Mussolini. Il dipinto è caratterizzato da un senso di movimento e caos, e rappresenta il trionfo del fascismo sulla democrazia.
- “Gioventù italiana” di Carlo Carrà (1919)
Questo dipinto raffigura un gruppo di giovani fascisti. I giovani sono raffigurati come forti e vigorosi, e incarnano gli ideali del fascismo di forza, disciplina e unità.
- “Il Quarto Stato” di Mario Sironi (1935)
Questo dipinto raffigura un gruppo di lavoratori in marcia. I lavoratori sono raffigurati come stoici e determinati, e rappresentano la forza del proletariato italiano. Il dipinto è stato interpretato come una celebrazione del fascismo, ma può anche essere visto come una critica dQuesto dipinto non è un’opera fascista, ma è spesso associato al fascismo perché raffigura il bombardamento di Guernica da parte dell’aviazione tedesca e italiana durante la Guerra Civile Spagnola. Il dipinto è un potente atto d’accusa contro la guerra e la violenza, ed è considerato uno dei capolavori dell’arte moderna.
Alunno 2: bene, ora chiedo se è possibile fornire alcune canzoni famose dell’epoca fascista
Canzoni famose dell’epoca fascista
Durante l’epoca fascista (1922-1943), la musica ha svolto un ruolo importante nella propaganda di regime e nella diffusione dei suoi ideali. Le canzoni, in particolare, erano un mezzo efficace per raggiungere un vasto pubblico e per trasmettere messaggi di patriottismo, militarismo e obbedienza al duce.
Esistono diverse canzoni associate al fascismo italiano, alcune tra le più famose includono:
inni e canti patriottici:
- Giovinezza: Inno ufficiale del Gioventù Italiana del Littorio (GIL), l’organizzazione giovanile fascista. https://www.youtube.com/watch?v=fvibhF0yaa0
- Inno dei Legionari: Inno della Legione Romana, un corpo militare volontario fascista. https://m.youtube.com/watch?v=qVgnY_bbAlE
- Adua: Canto patriottico risalente alla Guerra d’Etiopia del 1896, utilizzato poi anche dal regime fascista. [URL non valido rimosso]
- La canzone del Piave: Canto nato durante la Prima Guerra Mondiale, divenuto poi un simbolo patriottico nazionale. https://en.wikipedia.org/wiki/La_Leggenda_del_Piave
canti di ispirazione militare e fascista:
- Faccetta nera: Uno dei canti fascisti più noti, utilizzato per radunare e motivare le camicie nere. https://it.wikipedia.org/wiki/Faccetta_nera
- Passan i battaglioni: Marcia militare che celebrava le forze armate italiane. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione
- Balilla: Canto dedicato ai Balilla, l’organizzazione fascista per i bambini. https://it.wikipedia.org/wiki/La_Balilla
- Legioni d’Italia: Marcia militare che esaltava le legioni fasciste. https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Canto_degli_Italiani
- Mussolini ha fatto l’Italia: Canto che celebrava le presunte conquiste di Mussolini.
È importante sottolineare che non tutte le canzoni composte durante l’epoca fascista erano di propaganda esplicita. Alcune canzoni popolari del periodo trattavano temi apolitici o di natura romantica. Tuttavia, anche queste canzoni potevano essere indirettamente associate al regime, in quanto la censura e il controllo dei media erano molto rigidi durante il fascismo.
Alunno 3: Ottimo, ora desidererei chiederti alcune informazioni relative alla vita quotidiana nell’epoca fascista.
La vita quotidiana nell’epoca fascista (1922-1943)
La vita quotidiana nell’Italia fascista era caratterizzata da un forte controllo da parte del regime in quasi tutti gli aspetti della vita. Il fascismo si proponeva di creare una “nuova Italia” basata sull’ordine, la disciplina e il nazionalismo, e per questo motivo cercava di inquadrare e controllare ogni aspetto della vita dei cittadini, dalle attività lavorative al tempo libero.
Propaganda e controllo dell’informazione:
- Il regime utilizzava la propaganda in modo capillare per diffondere la sua ideologia e il culto della personalità di Mussolini. La propaganda era presente sui media, nelle scuole, e persino nelle case degli italiani.
- L’informazione era severamente controllata e la libertà di stampa era inesistente. I giornali e le radio erano obbligati a pubblicare solo notizie che fossero in linea con la propaganda del regime.
- La censura era molto dura e colpiva libri, film, musica e qualsiasi altra forma di espressione che fosse ritenuta pericolosa per il regime.
Controllo sociale e repressione del dissenso:
- Il regime utilizzava la polizia segreta per reprimere qualsiasi forma di dissenso. Le persone sospettate di essere antifasciste erano arrestate, imprigionate e spesso torturate.
- Erano state create diverse organizzazioni di controllo sociale, come l’Opera Nazionale Balilla per i bambini e i Gioventù Italiana del Littorio per i giovani, che avevano il compito di inquadrare e educare la gioventù secondo i principi del fascismo.
- Esisteva un clima di paura e sospetto e le persone erano incentivate a denunciare qualsiasi attività sospetta alle autorità.
Vita lavorativa:
- Il regime fascista interveniva pesantemente nel mercato del lavoro. Le corporazioni, organizzazioni che riunivano datori di lavoro e lavoratori dello stesso settore, erano controllate dal regime e stabilivano salari, orari di lavoro e condizioni di lavoro.
- Gli scioperi erano illegali e i sindacati liberi erano stati sciolti. I lavoratori erano costretti ad aderire ai sindacati fascisti.
- Il lavoro era considerato un dovere verso la nazione e la disoccupazione era combattuta attraverso lavori forzati e opere pubbliche.
Vita sociale:
- Il regime fascista cercava di controllare anche la vita sociale degli italiani. Erano state create diverse organizzazioni di regime, come il Dopolavoro Fascista, che offrivano attività ricreative e sportive ai cittadini.
- Il regime incoraggiava il matrimonio e la natalità e penalizzava l’aborto e il divorzio.
- Le donne erano relegate al ruolo di mogli e madri e avevano un accesso limitato al lavoro e all’istruzione superiore.
Conclusione:
La vita quotidiana nell’Italia fascista era profondamente diversa da quella che si viveva in un paese democratico. Il regime controllava e condizionava quasi ogni aspetto della vita dei cittadini, dalla vita lavorativa al tempo libero. La repressione del dissenso e il clima di paura erano molto forti. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti gli italiani erano fascisti e che molti si opposero al regime, anche a rischio della propria vita.
Per approfondire:
- https://www.skuola.net/storia-contemporanea/nascita-fascismo-riassunto.html
- https://art.torvergata.it/retrieve/e291c0d3-715e-cddb-e053-3a05fe0aa144/capitolo%203.pdf
- https://www.studenti.it/la-vita-durante-il-fascismo-riassunto.html
- https://sites.bc.edu/vespa/2018/03/20/la-vita-quotidiana-nel-fascismo/
La lezione prosegue con una serie di sollecitazioni proposte dagli studenti, in particolare cerco di indirizzare il contenuto verso la distinzione tra democrazia e dittatura, prendendo esempio da elementi concreti della società fascista in contrapposizione alla società civile contemporanea. Diversi studenti pongono comunque una serie di domande orientate alla vita quotidiana nel fascismo, il loro interesse mira capire quanto poteva essere diverso vivere in epoca fascista rispetto ad oggi.
Al termine della lezione mi reputo soddisfatto per diverse ragioni:
- sono riuscito a costruire un primo brainstorming sul concetto di fascismo, aiutandomi con l’AI, coinvolgendo gli studenti dando loro la possibilità di orientare i contenuti.
- mi ero prefissato di “stare in superficie” rispetto ai temi del fascismo, in realtà grazie agli studenti alcuni contenuti sono stati approfonditi in modo esaustivo e originale.
- nelle prossime lezioni avrò modo di approfondire alcuni aspetti emersi, partendo dagli interessi evidenziati dagli alunni.
- ho verificato le fonti utilizzate dall’AI, mi sembrano pertinenti anche se in alcuni casi vorrei proporne di altre. Ciò dipende chiaramente dalla profondità che intendo dare ai contenuti e dagli obiettivi che voglio raggiungere.
- diversi alunni nei loro interventi hanno costruito delle similitudini e dei confronti con l’attualità, ad esempio nel caso della musica.
In conclusione l’AI non si limita a cambiare il modo in cui gli studenti acquisiscono conoscenze, ma sta anche ridefinendo il ruolo degli insegnanti e la struttura stessa dell’ambiente di apprendimento.
Ma cosa significa esattamente implementare l’IA nella didattica e in ambiti educativi? E quali benefici può portare?
È fondamentale sottolineare l’importanza cruciale della pedagogia nel contesto dell’educazione potenziata dall’IA. L’intelligenza artificiale, pur essendo un potente strumento, non è altro che un mezzo per raggiungere un fine. Il suo valore intrinseco e il suo impatto positivo sull’educazione dipendono in gran parte dal modo in cui viene implementata e utilizzata. Accanto al termine pedagogia aggiungerei “democratica”, riprendendo le suggestioni del filone di pensiero deweyano. In tal senso è qui opportuno significare alcuni esempi di utilizzo dell’AI di pratiche che possono “democratizzare” le tecniche didattiche dei docenti, per ogni ordine e grado di scuola:
- Organizzazione delle lezioni: L’IA può aiutare a pianificare e organizzare le lezioni, tenendo conto delle esigenze e delle abilità di ciascuno studente. Gli studenti possono a loro volta co-partecipare e co-progettare le lezioni.
- Personalizzazione dell’apprendimento: L’IA può analizzare lo stile di apprendimento di ciascuno studente e adattare il contenuto e il ritmo dell’insegnamento in base alle sue esigenze.
- Assistenza per le disabilità: Questi strumenti possono essere usati per assistere gli studenti con disabilità, ad esempio attraverso programmi di riconoscimento vocale o traduttori automatici.
- Assistenza virtuale: Gli educatori possono sfruttare l’assistenza virtuale per facilitare l’apprendimento degli studenti al di fuori dell’ambiente scolastico.
- Chatbot per l’istruzione: Gli allievi possono usufruire dei chatbot per risolvere i loro dubbi in qualsiasi momento, favorendo così un apprendimento autodiretto.
La pedagogia e la filosofia dell’educazione ci forniscono le linee guida fondamentali per utilizzare l’IA in modo efficace e responsabile nell’ambito educativo. Ci aiutano a navigare nel panorama in continua evoluzione dell’educazione digitale, garantendo che l’uso dell’IA sia sempre allineato con i principi pedagogici e i bisogni degli studenti.
Inoltre, la pedagogia ci ricorda che l’obiettivo dell’educazione va ben oltre la semplice trasmissione di informazioni. L’educazione mira a sviluppare le competenze degli studenti, a formare i loro valori e a prepararli per affrontare le sfide del mondo reale.
L’IA può sicuramente arricchire questo processo, ma è la pedagogia che ne guida l’orientamento e ne assicura la qualità.
L’intersezione tra didattica, pedagogia e intelligenza artificiale offre molte opportunità, ma presenta anche alcuni rischi e pericoli. Tra i più significativi sottolinerei la dipendenza dalla tecnologia, i rischi connessi alla privacy e sicurezza dei dati, l’equità nell’accesso, la sostituzione dell’insegnante con l’AI, la qualità dell’apprendimento.
Come si può dedurre il timone pedagogico deve sempre essere guidato dalle competenze pedagogiche e disciplinari del docente, condotto in modo ben saldo da principi di filosofia dell’educazione.