Feltrinelli editore, Milano 2024

Il libro di Alessandro Aresu si legge come un avvincente romanzo di avventura ma è di noi che ci parla. Di noi, del nostro passato, del presente e soprattutto del futuro.
Un libro molto lungo (576 pagine) ma che ti prende e non lo molli più fino alla fine.
Un libro non riassumibile in una recensione che non può che essere un (soggettivo) invito alla lettura. Magari estiva. 
Alessandro Aresu
L’autore, laureato in Filosofia del diritto, è consigliere scientifico di Limes e scrive per molte altre riviste. Ha lavorato per diverse istituzioni, tra cui la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli affari esteri, l’Agenzia spaziale italiana. Ha pubblicato molti testi di geopolitica, con particolare attenzione alle nuove tecnologie. Il 5 settembre uscirà il suo nuovo libro che già dal titolo è tutto un programma: La Cina ha vinto (al riguardo segnalo il recentissimo intervento di Franco Cardini proprio su questo tema che, in riferimento alle Indicazioni Nazionali 2025, invita a studiare proprio la Cina).
Il libro
Ho scritto che il saggio si legge come un avvincente romanzo. E come tutti i romanzi ha un personaggio principale attorno cui si intrecciano miriadi di altre storie.
Per Aresu questo personaggio/filo conduttore è il fondatore Nvidia, Jensen Huang, un ragazzo nato a Taiwan i cui genitori lo spediscono negli Stati Uniti a dieci anni, nell’unica scuola che ha accettato di accoglierli, a Oneida, Kentucky. E dopo i primi studi Jensen Huang inizia la sua carriera pulendo i bagni al fast food Denny’s.
E si capisce, così, uno dei due eserghi del volume: “Nessuno puliva i bagni meglio di me”. Perché è proprio dalla pulizia di bagni che inizia il percorso di Jensen Huang che da adulto indosserà sempre un giubbotto in pelle che cela il tatuaggio del logo della sua azienda, NVIDIA, nata nel 1993, di cui è da sempre amministratore delegato e “uomo immagine”. Tutti lo chiamano per nome: Jensen. E NVIDIA, produttrice di GPU – Graphics Processing Unit, il cervello di calcolo che è alla base dello sviluppo dell’intelligenza artificiale – è una delle aziende con la più alta capitalizzazione a livello mondiale (più di 1000 miliardi di dollari) e nel 2023 arriverà a 3000 miliardi di fatturato
Se Jensen è il filo conduttore attorno a lui Aresu ricostruisce l’intreccio di relazioni tra decisori politici, filosofi, scienziati, imprenditori e manager che stanno plasmando il mondo dell’intelligenza artificiale per provare a comprendere il presente – e i possibili scenari futuri – della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, delle lotte tra le aziende impegnate nel suo sviluppo e delle ripercussioni geopolitiche di questa sfida.
Scrive Aresu nelle prime pagine de volume, chiarendo così il suo obiettivo: “visto da vicino, il dibattito sull’intelligenza artificiale chiama in causa alcuni concetti, tra cui: la stessa intelligenza, ciò che sappiamo e ignoriamo del cervello e del nostro pensare; l’idea di un’intelligenza “generale” applicata alle macchine, la sua ricerca e le sue ossessioni; i limiti quantitativi e qualitativi del calcolo; il problema dell’allineamento della tecnologia ai nostri bisogni e ai nostri valori. Molti di questi concetti, che celano ulteriori questioni, sono utilizzati in modo tanto roboante quanto ingenuo. Pertanto, devono essere sottoposti a critica. Assieme a temi che in apparenza non sono propri di questa riflessione, ma che invece vi sono sempre trascinati, come il concetto di “umanità”. L’intelligenza artificiale al servizio dell’umanità, un approccio umano al problema, la centralità del fattore umano: le variazioni sul tema sono innumerevoli. Siamo assillati da questo marketing del concetto di umanità, anche attraverso un florilegio di proposte di governance. Ma cosa vuol dire tutto ciò? E quali sono le sue implicazioni per un mondo radicalmente diviso, segnato dalle tensioni della guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina, che coinvolgono anche le infrastrutture e gli usi dell’intelligenza artificiale, con conseguenti rischi per la sicurezza nazionale? ”
La lettura del libro riserva sorprese continue per chi non sia un grande, grandissimo esperto di filosofia, tecnologia, economia, finanza, geopolitica e del loro intreccio. Infatti, dice Aresu, “non esiste una storia dell’intelligenza artificiale che procede in modo omogeneo. C’è invece un intreccio delle sue storie. Pensare l’intelligenza artificiale, allora, significa cercare di raccontare questi concetti e le loro connessioni, attraverso le figure che li hanno incarnati, cercati, spesso realizzati”.
E così in questo intreccio sempre più complesso e magmatico incontriamo filosofi, scienziati, imprenditori, ingegneri, matematici, politici, amministratori, venture capitalist, romanzieri, inventori, scrittori di fantascienza, premi Nobel, tecnocrati, …
Contro il logorio della vita moderna
E sono storie davvero curiose. E fra tutte la più curiosa – e che lascia l’amaro in bocca – è una storia italianissima cui Aresu dedica l’intera seconda parte del volume intitolata l‘intelligenza del carciofo.
E’ la storia di una azienda di Padova dove, nel 1845, il pasticciere Pezziol fonda un laboratorio che fa il liquore VOV. Negli anni trenta l’azienda G.B. Pezziol viene rilevata da tre fratelli di Mestre: Angelo, Amedeo e Mario Dalle Molle, i creatori del Cynar, l’amaro al carciofo famosissimo negli anni 60-70 del secolo scorso grazie alla pubblicità di Ernesto Calindri e allo slogan “Cynar contro il logorio della vita moderna“.
Ma Angelo Dalle Molle (1908-2002) è un visionario e non gli basta il successo della sua azienda. Si mette in testa di fondare, sull’ esempio di Leibniz, accademie e centri di ricerca e studio capaci di affrontare le sfide del futuro incombente. In Italia quasi nessuno gli darà credito e così lui si sposta in Svizzera, prima a Lugano dove nel 1972 apre l’istituto di studi cognitivi e poi, sempre a Lugano, dove nel 1987 avvia a Lugano l’IDSIA, Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale e infine a Ginevra. Le prime ricerche sono legate alle traduzioni automatiche del linguaggio naturale poi, già dal 1997 al machine learning, sotto la guida, dal 1995, dell’informatico tedesco Jürgen Schmidhuber, una delle figure più importanti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Oggi l’IDSIA è tra le principali istituzioni pubbliche e private al mondo sull’intelligenza artificiale, in mezzo a Stanford, Microsoft Research, MIT, Carnegie Mellon, Bell Labs. Che storia, vero?
E poi la storia continua…
E nell’intreccio che sta dando vita all’intelligenza artificiale troviamo ancora Leibnitz, e i Gesuiti da cui lui voleva continue informazioni sulle loro missioni in Cina, e poi i nomi dei più importanti ricercatori dei laboratori e delle università, i capitalisti che investono, e le lotte di mercato tra Usa e Cina (vedi Huawei) e la concentrazione nelle grandi aziende tech che si fanno sempre più monopoliste ma che sempre di Jensen e delle sue GPU hanno bisogno.
E verso la fine incontriamo anche Peter Andreas Thiel e Alex Karp, i fondatori di Palantir.
E qui davvero l‘intreccio si fa ancora più avvincente: Thiel assieme David Sacks pubblicherà nel 1995, il libro “Il mito della diversità” (The Diversity Myth: Multiculturalism and Political Intolerance on Campus), una violenta reazione contro il multiculturalismo che contiene la proposta di un individualismo radicale, “fuori dall’ambito politico-culturale”. Gli individui devono costruire il loro percorso, “liberi sia dalle culture storiche del passato che dalla nuova multicultura”. La dimensione pubblica si ritrae, mentre si amplia la dimensione privata. Di conseguenza, dopo questa fase, Thiel si impegna per arricchirsi e nel 2000 fonda con Elon Musk PayPal e poi Palantier. La società deve il nome ad una complessa vicenda (spiegata benissimo da Aresu) inserita al cuore de “Il signore degli anelli”di Tolkien e che ha a che fare con il controllo. E l’azienda Palantier questo fa: gestisce, elabora dati, usa l’intelligenza artificiale per controllare e profilare le persone con la scusa della sicurezza. Senza alcun rispetto per la privacy, dicono in molti. E Palantier proprio sul controllo ha ricevuto importanti incarichi dal governo USA di Trump. Thiel, che aderisce anche al movimento pseudo religioso del transumanesimo e del survivalismo anni fa ha acquistato in Nuova Zelanda, sul lago Wanaka proprio dove è stato girato il file Il signore degli anelli (!), 193 ettari di terreno dove costruire il proprio “bunker” per sopravvivere alle future possibili apocalissi, catastrofi nucleari, ambientali, politico-sociali…..
Come va a finire?
“A un tratto tutti hanno una gran paura e cominciano a tirare in ballo la morale”: è con questa citazione, (messa in bocca all’Isaac Newton del manicomio di Dürrenmatt) che Aresu si avvia a chiudere il suo lungo percorso fatto di centinaia di sentieri intrecciati.
Nelle conclusioni Aresu scrive: dobbiamo “evitare di raccontarci favole….e provare a stare al mondo. In quale mondo? Noi viviamo nello scenario costruito da tre tendenze strutturali: lo spostamento della manifattura verso l’Asia orientale, la digitalizzazione dell’economia e della società, la pressione politica attraverso la sicurezza nazionale. All’interno di queste dinamiche, le persone compiono le loro scelte. Il talento europeo e italiano si è spostato in massa nel centro di gravità indiscusso della finanza e della tecnologia del nostro pianeta: gli Stati Uniti. Come abbiamo visto, interi campi di studio dell’intelligenza artificiale sono stati preparati dai talenti – da maestri – italiani, che poi, assieme agli altri maestri, hanno trovato allievi cinesi, israeliani, e altri in fuga dall’Europa. Persone ambiziose, attratte dal magnete degli Stati Uniti, che continuano in prevalenza a essere attratte solo da esso. Col suo linguaggio sfacciato, Alex Karp di Palantir dice ai suoi dipendenti in Europa di fare i bagagli e trasferirsi dall’altro lato dell’Atlantico, perché le vere opportunità sono tutte lì. A casa loro.”
E quindi? In questa competizione economica e tecnologica qual è il ruolo dell’Italia e dell’Europa?
La risposta di Aresu è nettissima e brutale: “quale volete che sia? Siamo morti che camminano. Per darci un tono, ci definiamo sonnambuli”. Nel nostro secolo il concetto di “autonomia tecnologica europea” “è ormai diventato imbarazzante, per via dell’enorme divario finanziario, militare e tecnologico tra le due sponde dell’Atlantico. È dunque venuto il momento di buttarlo, consegnarlo alla pattumiera della storia.”
Ancora con maggiore brutalità Aresu sostiene che “gli Stati europei e l’Unione Europea hanno sostituito le tre domande kantiane (“Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa ho diritto di sperare?”) con un’altra domanda: “Che cosa posso regolare?”.
Per Aresu in sostanza l’Europa è tagliata fuori. Anche se persino per l’Europa vale la domanda finale, che è stata la molla che ha guidato Jensen e Nvidia: “Tu cosa creerai”?
Perché, forse, il futuro non è già scritto.
Il volume (dedicato al filosofo Massimo Cacciari) presenta, prima di chiudere, due importanti apparati: i primo dedicato alla presentazione dei personaggi principali che si incontrano nel corso del testo, il secondo è una utilissima cronologia che, guarda caso, prende avvio dal 1624, anno in cui il profeta della tecnologia, Francesco Bacone scrive il saggio Nuova Atlantide, pubblicato postumo nel 1626. A seconda data è il 1646 anno della nascita a Lipsia del filosofo Gottfried Wilhelm von Leibniz .
L’ultima è il 2031, in cui si celebrerà il centenario dalla nascita di Morris Chang, imprenditore taiwanese-statunitense fondatore di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, la prima e la più grande fonderia di silicio al mondo.
Buona lettura
Link:
- Geopolitica dell’intelligenza artificiale [feltrinellieditore.it]