Develop Players è una start up innovativa con vocazione sociale che mira a rivoluzionare la valutazione neuropsicologica e il potenziamento cognitivo per l’età evolutiva attraverso videogiochi per lo screening e per l’allenamento. L’obiettivo è utilizzare giochi e strumenti videoludici per valorizzare le potenzialità di studentesse e studenti con disturbi del neurosviluppo, come ad esempio DSA e ADHD. La start up è nata all’interno dell’università di Bologna, dalla ricerca della professoressa Mariagrazia Benassi e del suo team del Dipartimento di Psicologia. Abbiamo intervistato Luca Formica, amministratore delegato di Develop Players, per capire le potenzialità e i risultati di questo progetto.
Come funziona Develop-layers?

Develop Players è uno spin-off dell’Università di Bologna, nato da una forte matrice di ricerca grazie all’idea e all’impegno di alcuni esperti in materia di disturbi del linguaggio, disturbi dell’apprendimento, come la professoressa Benassi, il dottor Luigi Marotta, la professoressa Giovagnoli. L’intento era ed è di rivoluzionare il modo in cui viene fatta la valutazione neuropsicologica e il potenziamento cognitivo per bambini, bambine e ragazzi in età evolutiva. Volevamo realizzare un nuovo strumento, che coinvolgesse il paziente, che fosse più a misura di bambino, ragazzo, e soprattutto che lavorasse anche sulle potenzialità, non solo orientato al deficit. Quindi abbiamo unito due mondi: quello clinico e quello ludico, e abbiamo deciso di creare dei videogiochi per la valutazione neuropsicologica e il potenziamento cognitivo.
Quali strumenti avete creato?
Develop Players, ad ora, consiste in due videogiochi, che sono strumenti di screening, uno si chiama “Proffilo”, ed è pensato per le scuole e per i clinici, l’altro si chiama “SAM”, ed è pensato per le famiglie, quest’ultimo permette di avere un report finale e di avere un colloquio con uno psicologo, per capire se può servire un percorso di valutazione e/o un percorso di potenziamento. Nel 2023 siamo entrati in un percorso di accelerazione ad impatto per startup ad impatto sociale a Torino che si chiama Social Fare.
I videogiochi come funzionano?
Il gioco è abbastanza semplice, è di tipo “punta e clicca”, come Professor Layton della Nintendo, a cui ci siamo ispirati. Praticamente è un gioco in cui ci sono dialoghi e i bambini/ragazzi devono superare degli enigmi e delle prove, nel frattempo vengono valutati. I videogiochi sono strumenti di screening che valutano molteplici funzioni cognitive come per esempio l’attenzione, la memoria, il linguaggio, la percezione visiva, in un lasso di tempo relativamente breve, parliamo di circa 30-40 minuti. Al termine si ottiene un report di quello che è il profilo di funzionamento del bambino o del ragazzo e questo può essere utilizzato dagli insegnanti per avere indicazioni su quali sono le strategie didattiche più indicate, quali attività di potenziamento fare, oppure conoscere la presenza di fattori di rischio, di segnali di un disturbo di apprendimento, disturbo di attenzione. In ambito clinico è un gioco che serve per avere una panoramica del bambino o del ragazzo, per capire se c’è la presenza di fattori di rischio indicativi di disturbi del neurosviluppo o per individuare quali possono essere le aree da potenziare.
Come è nata l’idea?

Le sue basi sono radicate in anni di ricerca sui disturbi dell’apprendimento in età evolutiva, ma l’idea è in un Summer Camp di potenziamento per bambini con DSA. I professionisti hanno pensato di creare uno strumento in grado di valutare in poco tempo tante funzioni cognitive e non solamente le aree deficitarie. Da qui nasce l’idea di una valutazione del profilo intero dell’individuo in un tempo estremamente ridotto rispetto al tempo standard impiegato per una valutazione neuropsicologica attraverso il digitale. Proffilo è stato validato e ha ottenuto un’ottima accuratezza di identificazione e classificazione, circa il 90%, rispetto ai test standardizzati classici.
Quali sono le basi scientifiche del progetto?
La professoressa Benassi e il suo gruppo di ricerca lavorano da tanti anni alla creazione di test psicometrici anche per bambini e ragazzi con DSA. E questo è stato il punto di partenza. In particolare, la professoressa si è specializzata nell’ambito della percezione visiva in riferimento alla teoria magnocellulare della dislessia e ha collaborato anche con il Karolinska Institutet di Stoccolma. Poi, ispirandosi alla letteratura internazionale sull’uso dell’e-learning in ambito psicologico, ha pensato che si potesse estendere alla valutazione dei profili delle funzioni cognitive di bambini e ragazzi.
Le potenzialità sono tante, quali sono gli ulteriori sviluppi?
L’intenzione è di continuare su questo filone. Ora stiamo sviluppando una parte per i professionisti, in particolare una versione più articolata del gioco che diventerà uno strumento per la valutazione diagnostica più avanzata. Inoltre vogliamo integrare un’app web in cui saranno visibili i risultati ottenuti attraverso i videogiochi con la possibilità di inserire i risultati dei test clinici standardizzati. Questo lo faremo grazie all’Intelligenza Artificiale che stiamo sviluppando anche grazie al progetto Social Tides per startup che sviluppano AI per l’impatto sociale e finanziato da Google Org.
Come funziona la dinamica del potenziamento sulla vostra piattaforma?
Per ora abbiamo solo un gioco di potenziamento, che si occupa del potenziamento dell’attenzione, ma stiamo lavorando per crearne altri. Il percorso prevede l’utilizzo del videogioco tre volte alla settimana per 10 minuti e per un arco di tempo di circa 6 settimane. Attualmente stiamo cercando di integrare al videogioco di potenziamento la possibilità di avere un supporto da professionisti dell’età evolutiva della nostra rete, quando richiesto dalle famiglie, in modo da creare un sistema dove ci sono servizi a 360° gradi.
Ci sono delle evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dei vostri videogiochi di potenziamento?

Certo. Il nostro team di ricerca ha fatto una prevalidazione, uno studio preclinico con circa una cinquantina di bambini e ragazzi con o senza DSA. C’è stato un miglioramento nel 73% nelle persone che hanno usato i videogiochi, in generale. Poi i bambini e ragazzi neurotipici hanno avuto un miglioramento maggiore rispetto a coloro con DSA, solo perché questi ultimi tendono ad avere più “resistenze” verso il potenziamento. Poi, anche se non sono studi nostri, la letteratura è piena di articoli scientifici che dimostrano l’efficacia del trattamento e del potenziamento delle funzioni esecutive con l’uso di videogiochi. Ti cito, ad esempio, Endeavour RX, un gioco per il trattamento dell’ADHD sviluppato da una società di San Francisco, loro hanno fatto 5 studi clinici e osservato gli effetti positivi e i miglioramenti del trattamento.
A quale fascia di età vi rivolgete?
I videogiochi di screening sono adatti per i bambini dai 5-6 anni fino a circa i ragazzi di 17-18 anni. Mentre il gioco di potenziamento, siccome è un po’ complesso e richiede l’impiego di alcune competenze che si sviluppano appena dopo, è indicato dai 7-8 anni fino ai 17-18.
Il vostro lavoro e la costruzione di nuovi videogiochi è un lavoro di equipe.
Esattamente. Le idee nascono dalla professoressa Benassi riguardo alla tipologia di gioco da creare, ora ne vogliamo sviluppare uno sulla capacità di pianificazione, per farvi un esempio. La professoressa Benassi ne parla con tecnici e sviluppatori che si occupano poi della realizzazione, insieme poi si creano livelli, durata e task . Per il gioco sulla pianificazione, l’ispirazione è stata presa da Cooking Mama, un gioco in cui bisogna creare delle ricette seguendo passaggi ben precisi. L’organizzazione e il seguire step precisi è fondamentale per la capacità di pianificazione. Il nuovo videogioco avrà ovviamente come idea di base questo, ma sarà sviluppato con un occhio clinico, cioè con lo scopo di creare uno strumento per il potenziamento.
Più o meno quanto ci mettete a sviluppare un gioco?
Tanto tempo, purtroppo, e stiamo cercando di accorciare i tempi affinchè il tutto sia più sostenibile anche in termini di costi. Attualmente il tempo minimo che abbiamo impiegato nella creazione di un gioco è stato sei mesi, ma vogliamo scendere a tre.
Le soddisfazioni più grandi fino adesso quali sono state?
Sicuramente la parte di ricerca scientifica ci ha dato delle ottime soddisfazioni perché comunque siamo partiti nel 2021 con la validazione e nel 2023 il paper è stato pubblicato, questo è stato un ottimo primo risultato. Personalmente sono stato contentissimo di vedere i bambini che chiedevano, una volta finito il gioco, se potevano continuare, una cosa che normalmente non avviene con le prove cliniche standard e un ottimo segnale. E poi anche a livello di soddisfazione il vedere che ci sono degli investitori anche istituzionali che hanno creduto nella nostra idea.